All’inizio del 2020 il Covid19 è entrato violentemente e prepotentemente nelle vite di tutti noi, modificando sistematicamente il nostro modo di vivere, le nostre abitudini, l’approccio con gli altri, fino a minare anche la nostra sfera comunicativa ed affettiva.
Come fotografo ho avvertito la necessità di avere delle immagini che esprimessero la percezione che qualcosa di importante, significativo ed inatteso stava inesorabilmente avvenendo. Ciò che sembrava non poter essere mai messo in discussione, come la libertà di circolare liberamente, di prendere un caffè al bar, di ritrovarsi con gli amici, veniva cancellato in poco tempo… soprattutto, il sospetto e la paura del contagio sembravano aver inventato una nuova forma di solitudine o, meglio, dato forma a paure interiori, inespresse.
Dopo aver realizzato un reportage fotografico all’interno della terapia intensiva dell’Ospedale Covid di Camerino nello scorso aprile/maggio 2020, ho cominciato a progettare un nuovo lavoro fotografico, avente come oggetto “La Nascita”, che, grazie alla preziosa collaborazione del Dott. Filiberto Di Prospero, ho potuto sviluppare e realizzare presso il reparto di Ginecologia dell’Ospedale di Civitanova Marche.
Ho ritenuto importante e significativo analizzare fotograficamente questo tema proprio nel pieno sviluppo della pandemia e delle sue conseguenze sociali e psicologiche, cercando di dare una forma visiva alla volontà di andare oltre il presente, un presente avvolto da una sorta di grigia indeterminazione, quasi una statica incapacità di andare oltre, cadenzata da un continuo adeguamento alla situazione.
Le immagini che ho scelto, tra quelle realizzate presso l’Ospedale di Civitanova Marche, trattano il tema della nascita che di per sé è un’evoluzione, e pertanto rappresentano lo slancio fisico verso il futuro, quasi alla ricerca di movimento e di una leggerezza che ci porti mentalmente in un’altra dimensione.
Da qui la scelta tecnica di fissare nelle immagini sia elementi in movimento, sia parti fuori fuoco, quasi a voler superare la staticità fisica implicita in un singolo momento, cristallizzato dalla velocità dell’otturatore, fino a giungere quasi all’estremo limite della pulizia formale dell’immagine, al confine tra concreto ed astratto.
Nella stessa misura ho ricercato la percezione del contatto, della cura, di un senso di calore e affettività primordiale che possa andare oltre i limiti imposti dall’attuale. Le ragioni, infatti, della scelta del “bianco e nero” per una delle tre immagini non vanno ricercate nell’appagamento del senso estetico, ma nella volontà di portare fuori dalla realtà e dal tempo i soggetti rappresentati, lasciando alla luce, solamente alla luce, il compito di far emergere i simboli ed il gesto.
In linea con queste idee è la scelta operata sulla tecnica di stampa: pannelli di grandi dimensioni in alluminio lucido riflettente (Gloss) con bordi sagomati che, con la loro veste futuristica e brillante (pur nel contrasto delle stondature classiche), rendono le immagini ancor più simboliche e cariche di vita.
Donare le immagini al reparto di Ginecologia dell’Ospedale di Civitanova Marche è significato, per me, offrire, attraverso la ricerca fotografica interpretativa, un mio personale contributo all’analisi di ciò che il tempo ci porta a vivere e che ci vede, nostro malgrado, attori.