“SE MARITU TU VOLI PIGLJA’, LU CORREDU D’ACCJA NON TE DEVI FA’!” (antico proverbio marchigiano)
Il corredo di matrimonio trova le sue origini in antiche tradizioni che, ovviamente, prendono connotazioni diverse a seconda delle fasce sociali ed economiche che coinvolgono.
Le Marche sono una regione con tradizioni ed usanze essenzialmente contadine e quindi fortemente legate al territorio. Se si ha la possibilità di osservare i corredi di una volta, si rimane senza parole di fronte agli asciugamani, le lenzuola, le tovaglie, la biancheria, insomma, che è stata realizzata e arricchita nel tempo, pazientemente, con pizzi e merletti all’uncinetto, ricami ad intaglio, punto croce, punto erba, centina e altri punti sconosciuti che si sono inevitabilmente persi nei costumi ed usi più attuali e moderni di una società abituata spesso a correre e ad archiviare tutto troppo velocemente.
Secondo la tradizione, la famiglia della sposa iniziava fin dalla sua nascita a preoccuparsi del corredo, acquistando, quando era possibile, qualche bella tela, di cotone pregiato o di lino, che normalmente la nonna cuciva o ricamava, facendone tovaglie, lenzuola, asciugamani, creando, in pratica, pezzi pregiati ed unici.
Nelle famiglie più ricche questo lavoro era affidato a ricamatrici salariate o, addirittura, in alcuni casi, anche alle suore di clausura, mentre in quelle più umili il lavoro era svolto completamente in casa: in inverno veniva tessuta la tela, mentre in estate, il telo grezzo veniva lavato e steso al sole più volte; solo in questo modo, dopo ripetuti lavaggi ed asciugature, il panno diventava bianco e fine, pronto per essere lavorato da forbici, ago e filo. Così erano confezionate lenzuola di sopra e di sotto, asciugamani, tovaglie e tovaglioli, copriletti, ma anche la parte del corredo personale della ragazza, biancheria intima, camicie da notte, vestaglie, scialli, calze, busti e fazzoletti che venivano poi accuratamente conservati nella grande cassa di legno, tra naftalina e mazzetti di “spighetta” (lavanda).
Da queste tradizioni si capisce anche il forte senso della famiglia che caratterizza i marchigiani, testimoniato dalla cura protratta nel tempo e dall’amore nella realizzazione di tali oggetti.
Il corredo poteva essere composto da ventiquattro, dodici, otto, sei o anche quattro pezzi per ogni tipo; ogni famiglia era disposta ad affrontare enormi sacrifici pur di assicurare alla donna, prossima al matrimonio, almeno il minimo che richiedeva la sua posizione sociale, perché dal corredo dipendeva la considerazione della famiglia e della ragazza. Tutti i capi del corredo erano segnati su un foglio, la “stima”, che restava presso i genitori della ragazza per evitare possibili sospetti d’imparzialità tra le figlie, ognuna delle quali aveva diritto a un trattamento identico.
Oggi viviamo in una società plasmata in modo completamente diverso, e quindi molto di tutto ciò è andato perduto: tuttavia il senso della famiglia è, inevitabilmente, arcaico e, spesso, nei doni che vengono portati agli sposi troviamo, ancora oggi, le tracce di un vissuto che, in fondo, non è poi così lontano.